Riqualificazione energetica sostenibile degli edifici esistenti come strada per uscire dalla crisi del settore edilizio

Le cifre che raccontano il declino del settore edilizio negli ultimi mesi sono davvero preoccupanti: nel primo semestre del 2012 le casse edili hanno contato 240 mila posti di lavoro bruciati dalla crisi, con 45 mila imprese che hanno chiuso i propri cantieri. Complessivamente si stima che ormai la perdita di posti di lavoro tocchi le 600 mila unità, a cui si devono aggiungere  tantissimi professionisti ormai disoccupati, che ne rappresentano l’indotto.

La situazione pare davvero nera, ma non tutto sembra essere perduto per le imprese che sono riuscite a resistere. Esistono infatti all’interno del comparto edilizio due settori che hanno mantenuto un segno positivo :  il  risparmio energetico e la bioedilizia.

Si è stimato che l’applicazione degli incentivi del 55% su gli interventi di efficientamento energetico degli edifici esistenti abbia sviluppato negli ultimi anni un volume di affari superiore ai 10 miliardi di euro, creando 150mila nuovi posti di lavoro e la voce manutenzione straordinaria delle abitazioni è l’unica che ad oggi registra una previsione positiva (+0,5%) . Il mercato edilizio dovrebbe puntare quindi naturalmente sulla riqualificazione del costruito esistente, investendovi in competenze ed esperienze.

Innovazione e sostenibilità

Una conferma del fatto che l’efficientamento energetico e la bioedilizia rappresentino i settori chiave su cui puntare per contrastare il declino del settore è arrivata in questi giorni dal primo rapporto congiunto su Innovazione e sostenibilità nel settore edilizio “Costruire il futuro”, presentato recentemente  da Fillea Cgil e Legambiente al SAIE di Bologna.

Esso è corredato da una ampia analisi della situazione dell’edilizia sul territorio italiano, che racconta come un maggiore supporto al settore potrebbe portare un aumento dell’occupazione pari a 600 mila nuovi posti di lavoro nei prossimi 10 anni, che possono arrivare, considerando l’indotto della filiera, a circa un milione.

Interessanti anche gli effetti virtuosi:  un innalzamento della qualità della vita dei cittadini ed un aumento della loro capacità di spesa, grazie alla riduzione dei costi per la gestione delle proprie abitazioni. All’interno del rapporto è presenta anche una rassegna degli strumenti che gli enti locali hanno a disposizione per introdurre nuovi criteri energetici e ambientali, superando i limiti posti ad oggi dalla normativa in vigore. A corredo è stata elaborata anche una serie di azioni globali da perseguire per ottenere i risultati prospettati , che sono :

1) La definizione  di una regia nazionale capace di dare certezze circa il futuro della innovazione energetica in edilizia e un maggiore valore allo strumento della certificazione energetica

2) L’obbligo minimo di raggiungere la Classe A per gli edifici di nuova costruzione in tempi più brevi rispetto alla scadenza fissata dall’Unione Europea per il 2021.

3) Una azione più  decisa volta a rendere permanenti gli incentivi del 55%  per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, i quali dovrebbero essere estesi anche alla sicurezza statica degli edifici

4) Un intervento a favore della riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico, che se affrontata dagli enti locali in vista di una riduzione importante delle proprie spese di gestione dovrebbe permettere il supermento del patto di stabilità

5) La messa in sicurezza in materia di statica e sismica del patrimonio edilizio

6) Il perseguimento di una riduzione dell’impatto ambientale del settore delle costruzioni, da ottenere attraverso una maggiore attenzione alla provenienza dei materiali  e  la revisione i costi di smaltimento in discarica

Progetti di legge

I suggerimenti contenuti del rapporto sembrano essere in linea, almeno in parte, con due progetti di legge fermi al governo. Il primo è rivolto ad una riforma dell’edilizia e del governo del territorio che mira ad armonizzare  tutte le disposizioni esistenti in materia. Il disegno di legge in questione mira a tracciare un nuovo scenario per il settore edile, molto più sostenibile sia in senso economico che ambientale.

Secondo la bozza, tra le linee principali del riordino in programma vi sono l’ individuazione di una normativa tecnica per l’edilizia tale da garantire la tutela dell’incolumità e della sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato, nuove misure per favorire ulteriormente il risparmio energetico negli edifici, lo sfruttamento di fonti rinnovabili e  l’impiego di tecniche costruttive proprie della bioedilizia e nuove iniziative fiscali mirate ad incentivare gli interventi di riqualificazione edilizia.

Il secondo progetto di legge in programma è volto  limitare il consumo di suolo e propone di differenziare il contributo di costruzione, previsto dall’articolo 16 del Testo Unico dell’Edilizia (Dpr 380/2001), in modo da favorire la ristrutturazione e il riuso del patrimonio esistente, come già avviene da tempo in altre nazioni europee.

 

 

13/11/2012

Fonte:

http://www.tekneco.it

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