Tecnologia innovativa per trasformare la canna da fosso in un carburante più economico della benzina
Attraverso la “Steam Explosion”, un trattamento idrotermico innovativo a basso impatto ambientale, la canna comune, si trasforma in un carburante più economico della benzina: il bioetanolo. L'Impianto Stele, nel Centro ENEA della Trisaia, può utilizzare anche altre biomasse non alimentari ed è il padre dell mega-impianto che verrà inaugurato in primavera a Crescentino.
Non ha bisogno di acqua né di fertilizzanti, è sempre disponibile e abbondante e può aiutarci a diminuire le emissioni di CO2.
E’ la canna da fosso. Quella che tutti conosciamo e che vediamo crescere rigogliosa sui terreni abbandonati del Belpaese, sarà la materia prima del carburante del futuro.
Attraverso la “Steam Explosion”, un trattamento idrotermico innovativo a basso impatto ambientale, la canna comune, si trasforma in un carburante più economico della benzina: il bioetanolo.
ENEA che si occupa da 20 anni di ricerca e sviluppo sui biocarburanti di seconda generazione, ha realizzato l’impianto pilota “Stele”, presso il centro ricerche della Trisaia.
Intervista a Egidio Viola, ENEA
“La steam explosion in pratica cuoce la biomassa come in una pentola a pressione, la sfibra meccanicamente attraverso il passaggio dal reattore ad alta pressione alla pressione atmosferica. La steam explosion trasforma materiale il ligno-cellulosico come legno o paglia, in un prodotto altamente sfibrato che si può vedere qui; questo prodotto adesso ha le capacità di essere trasformato in alcol etilico che è un combustibile proveniente da fonti rinnovabili”.
Attraverso un nastro trasportatore, le biomasse vengono caricate nell’impianto e triturate. Una volta dentro appositi reattori, avviene l’idrolisi: il vapore saturo ad alta pressione rende la biomassa solubile. La decompressione esplosiva che si ottiene riportando la pressione al valore atmosferico, provoca la separazione delle tre frazioni che compongono la biomassa. Emicellulosa, lignina e cellulosa, così sfibrate, potranno essere utilizzate in numerosi settori dell’industria e della chimica verde.
Intervista a Francesco Zimbardi, ENEA
“E’ un impianto un procedimento che ha avuto diverse applicazioni, in diversi campi sia biotecnologico che di materiali tipo quello cartario e anche alimentare e sarà senz’altro il cuore della raffineria di domani in cui, accanto all’etanolo, si produrranno diversi prodotti chimici, diversi materiali, sia di interesse economico e anche scientifico”.
Un vero e proprio ciclo tutto “bio”.
Attraverso il processo naturale della fermentazione, infatti si ottiene lignina, che può essere riutilizzata come combustibile, e un liquido che opportunamente distillato, con l’aggiunta di lievito naturale, diviene etanolo.
Ma non è finita qui: dalle acque reflue, contenenti carbonio, si possono ricavare metano e biogas.
Dopo anni di ricerca, dunque, la canna ma anche altre biomasse non alimentari, potranno giocare un ruolo fondamentale verso il traguardo del 10% di carburanti da fonti rinnovabili entro il 2020.
Intervista a Francesco Zimbardi, ENEA
“Ci sono diversi progetti attivi sia in ambito nazionale, parlo di industria 2015, sia anche in ambito europeo, come Biolyfe, in cui stiamo sviluppando sia il pretrattamento che così com’è può essere ulteriormente migliorato, sia anche il trattamento del substrato ottenuto per la produzione ottimale di biocarburanti e biocombustibili”
Riferimento per l’industria nazionale e internazionale, Stele è il padre del mega-impianto da 45.000 tonnellate targato “Mossi & Ghisolfi” nato dalla collaborazione tra ricerca ed impresa, che produrrà bioetanolo di seconda generazione e che verrà inaugurato in primavera a Crescentino.
06/03/2012
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