Energia

Come procedere in caso di ricezione di bollette elettriche di conguaglio con importi molto elevati

Vi sono alcuni casi di utenti che si sono visti recapitare delle fatture relative alle utenze elettriche, recanti degli addebiti piuttosto elevati e anomali. Cifre che si aggirano di frequente anche intorno ai cinquemila o sei mila euro.

Tali fatture comportano un’esposizione molto onerosa per gli utenti, poiché nella maggior parte dei casi si tratta di fatture di conguaglio. Bollette all’interno delle quali, il singolo venditore ricalcola i consumi di una determinata utenza, poiché per diverso tempo o anche per anni, non è stato in grado di fatturare tenendo conto dei consumi effettivi. In mancanza di dati certi il venditore emette comunque fattura, ma i consumi indicati sono “stimati”, ossia fanno riferimento a un calcolo forfettario determinato in base alla media dei consumi di ciascuna utenza. Le fatture di conguaglio recapitate a numerosi utenti ricostruiscono addirittura i consumi effettuati dall’anno 2007 al 2011.

Non vi saranno più incentivi per l’istallazione di pannelli fotovoltaici su suolo agricolo

Il Consiglio dei Ministri ha approvato, all'interno del pacchetto delle liberalizzazioni, una norma che abolisce gli incentivi per le installazioni dei pannelli fotovoltaici sui terreni coltivabili. Ora la materia passerà al vaglio del parlamento.

Uno dei principali effetti collaterali della politica di sostegno alle energie rinnovabili ha riguardato, relativamente all'installazione di pannelli fotovoltaici, il consumo di suolo agricolo. Molti terreni coltivabili, in questi anni, sono stati ridestinati alla produzione di energia solare non allo scopo di soddisfare il fabbisogno del territorio ma soltanto per sfruttare gli incentivi governativi. Tale speculazione ha generato un esubero di kilowatt inutilizzati (anche a causa della vetustà della rete che non è in grado di gestire i surplus) e, contemporaneamente, ha impoverito il comparto agricolo svalutandone la produzione e impoverendo la resa dei terreni "adombrati" dai pannelli, assai difficile da recuperare.

 

Ridurre i consumi di energia per il riscaldamento domestico: soluzioni a costo zero, a costo basso ed a costo medio-alto

Come risparmiare sul riscaldamento. Con l'arrivo del freddo si accendono i riscaldamenti e torna a far sentire il suo peso sul portafoglio la bolletta del gas. Se da un lato il prezzo dell'energia aumenta, trainato dal caro-greggio, dall'altro è possibile ridurre il consumo (e la bolletta) adottando comportamenti più razionali. Il riscaldamento è una delle principali spese di gestione di una casa. Si stima che ogni famiglia spenda ogni anno circa 1.300-1.500 euro sulla bolletta del gas per il riscaldamento. A questo si aggiunge il costo della caldaia e della manutenzione. E' quindi opportuno utilizzare con moderazione il riscaldamento in casa. Ecco una lista di consigli pratici per ridurre la spesa del riscaldamento:

Prevista una notevole crescita per l’impiego dell’energia geotermica, anche ad uso domestico, in Italia: panoramica su normative ed incentivi

Mentre il dibattito sulle fonti pulite italiane è prevalentemente concentrato su eolico e fotovoltaico, c’è una fonte che sotto traccia o, per meglio dire, sotto terra, si prepara a conoscere un periodo di forte espansione, in particolare nel nostro Paese.

Stiamo parlando della geotermia, ossia lo sfruttamento del calore naturale presente all’interno del Pianeta: in particolare nelle zone in cui gli strati caldi (oltre i 90 gradi) sono molto vicini alla superficie (anomalia geotermica) è possibile utilizzare questo calore per la produzione di energia elettrica.

Si tratta di una risorsa non certo nuova (in Italia è impiegata per la produzione energetica già dagli inizi del Novecento) ma che ora appare pronta alla svolta, anche per via di significative novità dal punto di vista normativo. La situazione di partenza dell’Italia non è certo negativa: la produzione geotermoelettrica ha conosciuto, dal 1990 al 2011, un aumento del 75%, passando da 3.222 GWh/anno a 5.654 GWh/anno, per una capacità complessiva di 772 MW, un dato pari a circa la metà della potenza installata nell’intera Europa.

Riduzione costi energie rinnovabili: già oggi sono competitive rispetto a quelle fossili in molte zone del mondo

Le energie rinnovabili sono troppo costose: l’abituale ritornello dei detrattori di queste tecnologie è stato smentito, numeri alla mano, da un recentissimo rapporto di Irena,  l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, che ha preso in esame i costi di produzione delle diverse fonti di generazione energetica.

In particolare,  le rinnovabili sono già oggi il modo più economico per produrre elettricità per quelle centinaia di milioni di persone nel mondo (in particolare nei Paesi in via di sviluppo) che non sono ancora connesse alla rete. Le energie alternative, inoltre, sono  diventate anche l’opzione meno costosa per estendere le forniture in quelle aree geografiche che possono contare su risorse adeguate, quali sole e vento.

L’analisi delle singoli fonti effettuata dall’Agenzia, però, riserva non poche sorprese. Irena, infatti, sembra puntare soprattutto sulla produzione di energia da biomassa: quando sono disponibili rifiuti agricoli o forestali a basso costo, i progetti più competitivi riescono a produrre elettricità a soli 0,06 dollari Usa per kWh.

Panoramica su certificazione energetica edifici: caratteristiche, normative riferimento, obiettivi e classi energetiche

La certificazione energetica degli immobili è una sfida complessa, perché è complessa la struttura dei consumi d’energia che “ruotano” attorno e all’interno degli stessi e la normativa che vi si è creata attorno.

La cosa si complica ancora di più se consideriamo il fatto che da un lato negli edifici si stanno inserendo elementi di novità, come i sistemi a fonti rinnovabili, mentre dall’altro l’effettiva resa complessiva sotto al profilo energetico dell’edificio dipende dalla qualità dei materiali e dalla messa in opera degli stessi, due aspetti che da sempre in edilizia rappresentano questioni con molte ombre.

In questo panorama l’aspetto della certificazione, ossia la validazione “oggettiva” delle prestazioni energetiche è abbastanza complicata. Se da un lato, infatti, tutta la questione è definita dal Decreto Legislativo del 19 agosto 2005 che recepisce la direttiva 2002/91/CE dall’altro esiste una serie corposa di aggiornamenti, come il Decreto Legislativo 115/2008 che recepisce la direttiva 2006/32/CE, fissando una riduzione dei consumi energetici nostrani del 9%. Valore quest’ultimo necessario in un contesto più allargato come quello europeo, dove Bruxelles ha fissato degli obiettivi vincolanti, sia per la riduzione dei consumi energetici, sia per la diminuzione delle emissioni dei gas serra.

 

È possibile detrarre il 50% del costo di acquisto di una stufa a pellet

Una soluzione che sta sempre più prendendo piede nel nostro Paese è quella delle stufe a pellet, che assicurano un funzionamento molto efficiente (dal 75 al 90% di efficienza complessiva), e hanno un contenuto di Btu (unità di misura termica) 4-5 volte superiore rispetto al legno o ai trucioli di legno. Le stufe a pellet presentano anche emissioni di particolato molto basse, 50 volte meno rispetto alle vecchie stufe a legna, e 2-5 volte inferiori rispetto a quelle più efficienti.

Un’occasione per tutti i consumatori interessati a questa tipologia di apparecchi è rappresentata dal Decreto crescita varato a fine luglio, che prevede che nel periodo ricompreso tra il 26 giugno 2012 al 30 giugno 2013 per le opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici e allo sfruttamento delle fonti rinnovabili di energia sia prevista una detrazione fiscale del 50%, aumentata rispetto al precedente 36%. Il tetto massimo della detrazione è stato inoltre innalzato da 48.000 a 96.000 euro.

Quali sono le caratteristiche più importanti da confrontare per la scelta di una stufa a pellet?

Sul mercato sono presenti numerosi modelli alimentati a pellet, piccolo concentrato di segatura di legno non trattato e pressato, con estetica e tecnologia differente. Per quanto riguarda il secondo aspetto bisogna verificare l’esistenza dei presupposti di base per installare la stufa, quali la possibilità di posizionare la canna fumaria e una presa d’aria, ossia un foro di areazione che deve essere collegato con l’esterno dell’abitazione, la presenza di una presa elettrica per l’avvio e il funzionamento.

Per prima cosa bisogna decidere se optare per la tipologia ad aria oppure per quella ad acqua (idro). Quest’ultima permette di produrre acqua calda per uso sanitario e per i radiatori. La stufa ad aria consente di diffondere l’aria calda in più stanze, previo sistema di canalizzazione. Le dimensioni della stanza sono importanti, infatti circa il 30 % del calore prodotto dalla stufa rimane nella stanza, quindi se di potenza elevata potrebbe renderla invivibile.

Politiche energetiche: supporto biocarburanti seconda e terza generazione e biometano

L’Italia cambierà rotta sulla promozione dei combustibili alternativi: meno spazio ai biocarburanti di prima generazione a favore di quelli di seconda e, soprattutto, sostegno al biometano.

La nuova politica per centrare l’obiettivo europeo del 10% di rinnovabili nei trasporti al 2020 è indicata nella nuova Strategia energetica nazionale: l’Italia ha finora raggiunto e superato gli obblighi Ue, passando dall’1% del 2007 al 4,5% del 2012. Inoltre, per attuare quanto richiesto a livello comunitario, è stato istituito un Sistema nazionale di certificazione della sostenibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi che prevede la verifica del rispetto di alcuni criteri per il raggiungimento dei target al 2020 nonché per l’accesso agli incentivi.

Proposte UE: stimoli per biocarburanti di seconda generazione e riduzioni di quelli ricavati da colture agricole

Gli obiettivi europei in materia di rinnovabili non riguardano solo la produzione di energia elettrica ma, anche, la generazione di energia termica e i trasporti. Anche per questi ultimi, in particolare, sono previsti dei precisi target vincolanti al 2020: il 10% del consumo totale di carburanti nella Ue dovrà essere coperto con combustibili puliti.

Tralasciando il fatto che al momento quasi tutti gli Stati membri sono parecchio lontani da questo traguardo (in particolare l’Italia), un problema non da poco è rappresentato dall’assenza di consenso unanime sui cosiddetti combustibili verdi, ossia i biocarburanti.

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